La storia ci insegna che il legame con gli animali domestici è iniziato tanto tempo fa. Scopriamo quando e come!

Se leggi questo articolo significa che hai almeno una passione in comune con chi lo ha scrittoIo sono Arturo Mugnai, sono uno psicologo e in questa rubrica ti racconterò le dinamiche psicologiche e sociali che caratterizzano la convivenza e la relazione tra umani e animali!  A marzo di quest’anno ho lanciato una ricerca su questo tema attraverso un questionario e ho raccolto, con l’aiuto di veterinari, associazioni, amanti degli animali e persone interessate, ben 411 risposte. Adesso sto conducendo l’analisi dei dati e alcune prime evidenze sono davvero interessanti.

 Non sono certo il primo a fare ricerca in questo ambito: in questo articolo di Psicologia Bestiale dunque voglio raccontarti qualcosa in più sul legame uomo-animale nell’antichità citando in particolare una psicologa oggi impegnata a Chicago, grande esperta tra le altre cose di resilienza: Froma Walsh. 

Walsh ci dice che già 14mila anni fa umani e animali condividevano spazi e obiettivi comuni: i lupi ad esempio vivevano in spazi condivisi con gli uomini. 9000 anni fa i cani e i gatti già avevano un ruolo importante nello sviluppo delle comunità rurali. I primi erano di aiuto nella caccia e nell’allevamento, mentre i felini si occupavano di eliminare scomodi e dispettosi roditori (Serpell, 2008). Questo tipo di relazione, che potremmo definire strumentale, ci racconta poco del legame tra uomo e animale.

Ci dice qualcosa in più, dice Walsh, quanto emerge dallo studio delle civiltà dell’antico Egitto, dell’antica Grecia e dell’antica Roma. In Egitto ad esempio i gatti erano venerati come animali sacri e rappresentavano il potere del sole. I cani erano apprezzati per la loro fedeltà, una caratteristica che il senso comune riconosce ancora oggi, tanto da essere considerati delle vere e proprie guide nell’aldilà (Ikram, 2005). Sembra che quando un cane moriva, era usanza che il proprietario si rasasse le sopracciglia, si imbrattasse di fango i capelli piangendo per giorni e giorni. Anche i cittadini più poveri trovavano le risorse economiche necessarie per imbalsamare e mummificare i propri cani e li seppellivano in una delle tante necropoli animali dell’Egitto. 

Anche nell’antica Grecia e nell’antica Roma ritroviamo questo forte legame tra umani ed animali (Coren, 2002). Dalle scuole medie tutti ricordiamo il commovente episodio dell’Odissea in cui Ulisse, appena entrato ad Itaca travestito da mendicante, si imbatte in un cane ormai vecchio, disteso “su cumuli di letame di muli e buoi addossato dinanzi all’ingresso”, tormentato dalle zecche che riconosce subito il suo padrone. Dopo averlo lungamente atteso, nonostante la prolungata assenza “mosse la coda, abbassò le due orecchie, ma non poté correre incontro al padrone” e si lascia morire appena dopo aver salutato Ulisse. Sarà l’unico momento, dal suo ritorno ad Itaca, in cui Ulisse verserà una lacrima, e Argo sarà l’unico essere vivente a riconoscere Ulisse nel suo travestimento.

 La storia di Argo ha il merito di unire con un filo l’esperienza emotiva dell’eroe antico Ulisse con quella di chiunque oggi riconosca l’importanza del legame con il proprio animale da compagnia. Un elemento dalla forza psichica impressionante se si considera non solo l’enormità di tempo trascorso, ma anche i cambiamenti culturali e sociali che la civiltà occidentale ha attraversato dal periodo di cui cantava Omero. Queste considerazioni ci portano necessariamente a riflettere sull’impatto che gli animali da compagnia possono avere sul nostro equilibrio psicologico e sull’equilibrio familiare e, di conseguenza, sull’attenzione che dovremmo rivolgere a questa tematica che sembra essere ancestralmente insita nella vita dell’essere umano.

 Il forte legame tra umani e animali da compagnia del mondo greco-romano lo abbiamo scoperto dalle tombe a loro destinate. Gli epiteti utilizzati descrivevano non solo i meriti e le qualità dell’animale scomparso, ma anche il dolore del proprietario al momento della morte. Tra le rovine di Pompei, accanto ai resti di un bambino, furono ritrovate le ossa di un cane di nome Delta, come si poteva leggere dal suo collare d’argento inciso.  

Esempi e testimonianze di questo legame nell’antichità sono state ritrovate anche in culture come quella ebraica e islamica, in alcuni casi anche con con un’accezione salvifica e religiosa. Da allora fino ad oggi il legame con gli animali (e non solo con cani e gatti) ha continuato e continua ad evolversi con nuove sfumature e particolarità che vanno inevitabilmente ad incidere su aspetti quotidiani della nostra vita individuale e familiare. 

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Fonte di questo numero: F. Walsh – Human-Animal Bonds I: The Relational Significance of Companion Animals – Family Process – Fam Proc 48:462–480, 2009